Il Processo Improvvisativo..in generale
Per improvvisazione musicale si intende «una libera invenzione di un brano musicale nel momento stesso dell’esecuzione. Riservata per sua natura all’esecutore solista, l’improvvisazione poté presentarsi nel passato nella forma sia di libera creazione su uno o più temi musicali, sia di ornamentazione di una melodia, sia di ideazione estemporanea di un accompagnamento strumentale per una melodia data […]»1 . L’atto dell’improvvisare è il modo più antico di fare musica, infatti nella musica classica era il compositore ad avere un ruolo creativo.
L’improvvisazione si distacca dalle forme e modelli tipici della composizione. Essa consiste nell’essere composta e interpretata nello stesso momento e dallo stesso musicista. Ogni improvvisazione è unica ed è sempre diversa dalle altre, inoltre si distingue anche dagli elementi fondamentali del processo improvvisativo, quali gli ascoltatori e lo spazio che completano la performance musicale. Lo spazio è composto dall’acustica, dalla luce, dal colore, dalla temperatura, dalla disposizione del pubblico e degli artisti, dal suono nello spazio e via dicendo2 . Durante l’esibizione improvvisata l’artista non si attiene al testo, ma lo reinterpreta all’istante e lo trasforma allontanandosi dai modelli prestabiliti dalla musica. L’arte dell’improvvisare non è facile, richiede, infatti, un’ottima conoscenza della teoria musicale e della tecnica strumentale. Si rende necessaria una certa fiducia in se stessi, perché l’improvvisazione è composta all’istante.
L’improvvisazione è una «rappresentazione scritta o mentale dotata di realtà acustica, in quanto fatta di suoni, modi e ritmi, gesti tecnici che il musicista ha assimilato e che riorganizza nel corso della performance»3 . Nell’ improvvisare, avviare processi di trasformazione basati sulla memoria e sul tempo, è fondamentale la capacità di immaginare esibizioni originali, modificando i parametri della melodia, del ritmo, del timbro e dell’armonia.
Il tempo musicale indica l’andamento di un brano in termini di velocità del battito4 ed inoltre, il concetto del ‘tempo’, nel produrre musica improvvisata, è fondamentale per comprendere il modo con cui l’artista se ne serve per stravolgere i brani, allo scopo di suscitare emozioni e liberarsi dalle strutture prestabilite della musica. Il processo improvvisativo è composto da due principali temporalità: il tempo interno ed il tempo esterno.
Il tempo interno, che parte dal soggetto e si dirige verso l’esterno (mondo/ambiente), è una richiesta di liberazione dal tempo oggettivo, come, ad esempio, il battito regolare di un metronomo; il tempo esterno, al contrario, parte dal di fuori del soggetto per arrivare al suo interno5 . Il tempo esterno è quello originale dello specifico spartito che il musicista acquisisce prima di averne possesso. Il tempo musicale si basa su forme e modelli stabiliti che l’artista deve interiorizzare per eseguirlo, inoltre è un processo mnemonico.
Fondamentale nell’improvvisazione è anche il campo improvvisativo. L’artista sceglie lo spazio improvvisativo liberandosi dagli schemi e dalle forme tradizionali. Di seguito ne delimita i confini separandosi dal limite esterno e dando avvio alla sua improvvisazione. All’interno di tale spazio ci sono gli elementi e i materiali dell’improvvisazione. Il campo, dunque, è la struttura dell’intero processo improvvisativo. La struttura del campo si prefigura come una “cornice” appositamente predisposta dall’artista performante, per garantire all’interno quella particolare libertà di movimento, tipica di un processo di creazione istantanea . Il campo improvvisativo che fornisce i materiali all’artista che durante l’esibizione trasforma e ricrea a suo piacimento è la cornice che si trova all’inizio di ogni improvvisazione,.
L’improvvisazione ha svolto fin dalle origini una funzione fondamentale nel jazz6 . Collocare con esattezza la sua nascita è molto difficile ma è possibile che il jazz sia l’evoluzione delle prime fanfare del New Orleans e del ragtime, una particolare forma di musica sincopata.
Il jazz è un genere musicale fondamentalmente improvvisato che nel corso degli anni si è avvicinato alla musica europea, conservando i suoi caratteri fondamentali, quali, per esempio, l’individualità degli stili e dei singoli strumenti che inseriscono i propri assoli improvvisati all’interno delle partiture scritte.
All’inizio dell’affermazione del jazz, dal New Orleans fino agli anni Sessanta, le improvvisazioni avvenivano secondo le stesse tecniche e metodi con cui s’improvvisava nella vecchia musica europea, con l’ausilio di schemi armonici. Tutta la tecnica dell’ornamentazione musicale, che ebbe notevole sviluppo intorno al Seicento, esiste tutt’ora, non più nella musica classica, ma nel jazz. Da tale proposito si deduce che la libera creazione all’interno di una struttura stabilita prevede un’approfondita conoscenza delle norme e regole della teoria musicale che permettono all’artista di fantasticare nell’ideare variazioni restando in sintonia con lo stile del pezzo.